Progetto

Biochar Latium, “Valorizzazione del biochar prodotto dal recupero di materiali di legnosi di scarto derivanti da filiere del Lazio“, è un progetto coordinato da Università della Tuscia (coordinatore) e dal CNR. E’ stato finanziato dal bando “Progetti di Gruppi di Ricerca 2020” su fondi POR-FESR della Regione Lazio. Il progetto sarà attivo due anni, a partire da aprile 2021. Biochar Latium intende inserire all’interno dell’economia dell’alto Lazio l’uso del biochar come soluzione sostenibile per il recupero di suoli degradati e per la valorizzazione di materiali legnosi di scarto. Il biochar è carbone vegetale ottenuto da pirolisi di biomassa vegetale, che viene incorporato nel suolo per migliorarne la funzionalità.

Al giorno d’oggi, funzionalità e produttività del suolo sono severamente compromessi a causa di pratiche agronomiche non corrette, condizioni climatiche avverse, incendi e contaminazione. Tutti questi fattori contribuiscono all’erosione e alla perdita di materia organica e fertilità del suolo. Anche i suoli del Lazio registrano un progressivo e sensibile processo di perdita di funzionalità.

L’idea progettuale di Biochar Latium nasce nel contesto della sostenibilità ambientale e della economia circolare. Si propone di mettere a punto una strategia per la valorizzazione degli scarti legnosi, provenienti da coltivazioni di nocciolo e ulivo della Tuscia e della Sabina, attraverso la produzione di biochar. Il biochar ottenuto sarà caratterizzato dal punto di vista chimico-fisico e applicato in prove sperimentali utilizzando le fitotecnologie: 1) addizionato a compost verrà sperimentato per favorire il recupero di suoli a scarsa fertilità; 2) in sinergia con bioattivatori e piante sarà testato per il trattamento di terreni contaminati.

Biochar Latium intende dare uno stimolo all’attivazione della filiera del biochar nel Lazio: 1) funzionando da volano e sostegno per soggetti interessati ad avviare attività di produzione di biochar a partire da materiali di scarto; 2) condividendo la sperimentazione con utilizzatori finali per la bonifica di siti inquinati e il recupero di suoli degradati, fornendo linee guida per l’uso del biochar.

Circular e green economy

L’economia circolare è uno dei sette focus group tematici individuati dalla Regione Lazio per la definizione della “Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile” attraverso la consultazione di stakeholder, esperti e operatori qualificati. Inoltre, il Piano di azione della Regione Lazio per l’attuazione del Green Public Procurement (PAR GPP, DGR 310 del 13/06/2017) per il triennio 201-2019 persegue, tra gli altri, gli obiettivi di riduzione del consumo delle risorse naturali (acqua, minerali, foreste) e dell’energia, la promozione delle fonti rinnovabili, l’aumento del recupero, riciclo e riuso delle risorse e degli scarti, il miglioramento della gestione ambientale.

Per comprendere  l’impatto positivo e innovativo che il progetto potrebbe avere nel settore della Green Economy si prendano in considerazione i seguenti punti:

  • Il mercato dei prodotti della terra “di qualità” è in crescita e pertanto ogni spinta produttiva può essere qualificante per una gestione economicamente virtuosa del settore;
  • L’evoluzione dei sistemi di produzione di ausiliari per le coltivazioni attraverso la valorizzazione delle biomasse di scarto consente oggi alle aziende agricole l’avvio di progetti di integrazione al reddito attraverso l’autoproduzione di tali prodotti, contestualmente alla valorizzazione degli scarti, altrimenti destinati ad usi non ottimali come trinciatura e spandimento, che possono consolidare la presenza di fitopatogeni nei terreni, o lo smaltimento che implica costi aggiuntivi

Si fanno infine presenti gli obiettivi della “Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile”, approvata con Delibera CIPE 108 del 22 dicembre 2017 e basata sull’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che sono in linea con il progetto:

  • II.2 Arrestare il consumo del suolo e combattere la desertificazione
  • II.3 Minimizzare i carichi inquinanti nei suoli, nei corpi idrici e nelle falde acquifere, tenendo in considerazione i livelli di buono stato ecologico dei sistemi naturali

La gestione degli scarti agroforestali

Il ciclo di coltivazione e lavorazione delle filiere dell’olivo e della nocciola prevede la produzione di scarti sia in fase di potatura periodica (annuale o biennale) che di eliminazione dei sottoprodotti, quindi sansa e nocciolino in un caso e gusci nell’altro. La Legge 3 maggio 2019, n. 37 (“Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2018”) prevede che gli sfalci e le potature effettuati nell’ambito delle buone pratiche colturali possano essere utilizzati in agricoltura, nella silvicoltura o per la produzione di energia da biomassa, anche al di fuori del luogo di produzione, con metodi che non danneggiano l’ambiente e la salute umana. L’opzione di usare gli scarti per la produzione di compost e/o biochar sembra la più idonea dal punto di vista ambientale. La superfice agricola destinata nella Sabina all’olivicoltura è leggermente superiore ai 12,000 ettari, mentre quella utilizzata in provincia di Viterbo per la corilicoltura si avvicina ai 18,000 ettari, con la possibilità di disporre di circa 15,000,000 – 30,000,000 kg di biomassa legnosa all’anno.

I suoli degradati nella Regione Lazio

I suoli del Lazio registrano un progressivo e sensibile processo di perdita di funzionalità (con riduzione dei servizi ecosistemici svolti) legato al consumo di suolo. Secondo l’atlante dei suoli del Lazio (ARSIAL/CREA: Atlante dei suoli del Lazio, Ed. 2019), il 33% dei suoli della regione appartengono alle classi intermedie di erosione (perdita di suolo tra 5-10 e 10-20 t/ha/anno), mentre il 2% appartengono alle classi di elevata erosione (>20 t/ha/anno) e corrispondono a territori occupati da agricoltura. Tuscia e
Sabina sono, per la natura del substrato particolarmente suscettibile, ma anche a causa di pratiche agricole non idonee, tra le aree più soggette a processi degradativi della Regione. Ripristinare gli ecosistemi agricoli degradati è fondamentale per garantire il mantenimento dei servizi ecosistemici ad essi legati.

I suoli contaminati nella Regione Lazio

Secondo l’elenco dei siti presenti sul territorio del Lazio censiti nell’ambito delle attività svolte dall’ARPA Lazio (Anno 2018), ci sono 1220 siti per i quali risulta avviato un procedimento amministrativo di bonifica ai sensi della Parte Quarta Titolo V del D.Lgs. 152/2006 – Artt. 242 e ss. Le principali cause di contaminazione sono le perdite da serbatoi e tubazioni interrati, sversamenti di prodotti liquidi (ad esempio oli minerali, benzine, etc.), abbandono illecito dei rifiuti (talvolta consistenti in vere e proprie discariche abusive).